Pannelli tratti da “Tre destini“, esperienza didattica ed editoriale tutta piombinese centrata sui temi dell’immigrazione, saranno allestiti a Lucca Comics & Games. Ne ha chiesto l’utilizzo alla casa editrice La Bancarella, Nero di China, mensile di informazione e critica sul fumetto, tra gli organizzatori della nuova edizione della fiera europea che inizierà oggi per concludersi domenica. “Tre destini” sarà inserito nella sezione Migranti della mostra “Arrivano dal mare”, curata dal Cartoon club di Rimini, insieme ad altre opere che hanno sviluppato l’argomento. Domani alle 16,30, cartoni animati e fumetti costituiranno anche una sorta di conferenza per immagini intitolata “Con la valigia di cartoni”. Faranno da cornice la chiesa di San Cristoforo e due spazi espositivi. Uno sarà quello del tempio valdese in via Galli Tassi. Ed è lì che troverà spazio anche il risultato del progetto piombinese, scaturito nel 2013 nella pubblicazione del libro. Inedita la formula preliminare, coordinata da Eraldo Ridi per il circolo interculturale Samarcanda, che ha interessato oltre trecento ragazzi degli istituti superiori della città e di qualche classe delle medie. L’obiettivo era provare a sondare la loro percezione del tema delle migrazioni ricorrendo ad uno strumento diverso. Il fumetto. Un fumetto senza dialoghi – autore Marco Arzilli – che racconta una storia decisamente verosimile, come confermano le cronache. Una storia diffusa nelle scuole, appunto. Strisce disegnate per raccontare visivamente la storia di tre fratelli partiti dall’Africa e arrivati a Piombino. Ogni studente aveva riempito a suo modo le “nuvolette” del fumetto. Le riflessioni conseguenti erano state affidate alle psicologhe di App, Maria Gulia Giorgi ed Erica Galaverna.Sensibilità, approcci, vissuti diversi. Tutto condensato nel volume della Bancarella insieme ad interventi di associazioni e ad esperienze di cittadini immigrati, oltre che all’intervento dell’amministrazione comunale che aveva patrocinato il progetto. Questo di “Tre destini”, in sostanza, è stato un modo per affrontare tanto il “buonismo”, quanto il razzismo sottoculturale ed affermare, piuttosto, il riconoscimento multiculturale e il valore delle relazioni .«Un passaggio decisivo – si legge nell’introduzione – è debellare la cultura della violenza che sotto varie forme e luoghi si annida nella nostra quotidianità». «Partendo – si aggiunge- dalla paura del diverso da noi e dell’immigrato, che a differenza del passato non è più destinato né desideroso di essere assimilato nella cultura del Paese di accoglienza, si scopre come lo scambio tra culture, generazioni e generi, possa vincere quella paura passando alla salutare messa in discussione della propria identità».
Comunicato stampa Tirreno 30/10/2019.